30 maggio 2008

Ti ho scritto "Auguri"

Alla fine ti ho inviato un messaggio con scritto "Auguri", senza firma, senza saluti, senza altre formalità, senza altro spreco di parole. E' stato solo un lampo nella coltre di buio, tanto debole che dubito tu lo veda. Potevo far finta che non esistessimo, ma io non sono così.

29 maggio 2008

Intrappolata

Penso, il che non è una novità. Passo buona parte del mio tempo a pensare, o meglio sono incapace di stare senza pensare in momenti come questo (e non solo), è più forte di me. Cosa non va? Che mi perdo nei miei pensieri, che il tempo scorre ma io sono intrappolata in fili che spesso non riesco a districare, che mi sento impotente di fronte questa situazione, che ho la sensazione che qualcosa non stia girando nel senso giusto ma non riesco a trovare l'intoppo nell'ingranaggio.

28 maggio 2008

Funambola sulla corda del fare

Quante volte ripensiamo a qualcosa prima di prendere una decisione? Quanto tempo passiamo a arrovellarci il cervello se quella cosa è giusta o no, cosa comporta e non comporta? Se poi pensiamo a qualcosa che riguardi una relazione interpersonale (reale, virtuale, ipotetica, futura o immaginaria che sia) la situazione diventa ancora più wobble, cioè oscillante, instabile come le wobble base pair durante il processo di traduzione da mRNA a proteina. Mi viene in mente la scena di un ragazzo (ma potrebbe benissimo essere una ragazza) che prima di suonare il campanello fa avanti e dietro, muove la mano e poi la riporta in tasca o vicino la testa. Come se ogni volta si utilizzi una margherita mentale "lo faccio, non lo faccio, lo faccio, non lo faccio,..." e non contenti della prima margherita, si usi una seconda, una terza, una ennesima, con due possibili conclusioni: o si tira a caso negli ultimi 2 secondi rimasti o si lascia che il tempo scorra senza prendere alcuna decisione. Ecco la descrizione, anche se limitativa, del mio carattere quando mi trovo a avere a che fare con qualcuno che mi interessa: macero i pensieri a tal punto che a volte mi chiedo quale fosse il problema primario. In questo tira e molla mentale si inserisce la mia componente istintiva che fa esattamente il contrario di quello che decide la ratio: se il mio cervello dice di non fare una cosa il mio istinto mi porterà a farla (quando riesce a prevalere). Alla fine mi sento una perenne funambola wobble sulla corda del fare.

27 maggio 2008

Aria Zan Cabot - Citazione

Mia madre è giapponese, mio padre italiano. [...] Mia madre mi ha sempre detto che ogni cosa mi venga offerta, devo rifiutare tre volte prima di accettare, questo perché se l 'altro vuole veramente che te la prendi, te l'offriranno tre volte, altrimenti non te l'ha offerta con sincerità. Mio padre invece, quando eravamo dalla nonna, mi forzava ad accettare tutto quello che lei mi offriva, "sennò si offende!" Da lì è nata un po' confusione [...] Rifiuto le cose che voglio e accetto le cose che non voglio.
[...] Non abbiamo modo di capire al momento di dire di "sì" o di "no" quali siano i motivi degli altri, non abbiamo modo di sapere dove ci potrebbero portare la nostra risposta. Col passare degli anni, credevo di aver imparato a fare questi calcoli, a capire subito quello che volevo e non volevo, chi offriva con sincerità e chi invece no, ma continuavo lo stesso a sentire queste due donne
(NdR Miyoshi e Concetta, le bisnonne, prime fonti della cultura dei due genitori) combattersi l'una contro l'altra dentro di me. La scrittrice somala che vive ora a Roma, Kuruvilla, parla proprio di questo problema di essere "composta da due metà che non si integravano. Che non comunicavano. Una era nata. L'altra rimaneva in gestazione". E' difficile contenere due identità in un solo corpo e ancora più difficile quando si tratta di una coesistenza non di nove mesi, ma di un'intera vita.

Tra fede e pluralismo della società

Nuova "lezione" (per quanto è restrittiva come definizione) di bioetica, l'argomento trattato è l'aborto da più punti di vista: procedure ammesse in Italia e all'estero, legislazione italiana e di altri paesi, posizione della Chiesa Cattolica. In questi ultimi mesi l'escalation di slogan (alcune volte fin troppo simili al terrorismo psicologico) ha riportato in auge il dibattito mediatico, generando auditel e dibattiti più accesi che esemplificativi. Vado oltre le fazioni politiche che seguono la posizione pro-life (vedi Ferrara) o pro-choice (vedi Radicali ma non solo loro), non credo di aver né arte né parte per mettermi a disquisire sul loro punto di vista, ma provo a tirar fuori la mia posizione in questo mare di morale e leggi.
Per dare un background a quello che scrivo devo almeno citare la mia "educazione religiosa":
- figlia di una famiglia cristiana cattolica praticante (detto così sembra la definizione di una malattia genetica ereditaria...) con il pregio (o difetto, dipende dai punti di vista) di aver sì educato secondo la fede cristiana ma di non aver certo stressato (alias non hanno mai fatto discorsi sulla verginità fino al matrimonio&co.);
- ho seguito tutti i passi standard dell'educazione cattolica, meglio nota come catechesi;
- ho frequentato la scuola materna e primaria alle Canossiane (più per necessità di orario di lavoro dei miei che per il tipo di scuola in se, ma ciò non toglie che la maestra fosse una suora, che ogni sabato si leggesse il Vangelo della domenica, che tutte le recite fossero incentrate su avvenimenti delle Sacre Scritture, che fosse bandita qualsiasi tipo di parola volgare, additate come peccato quasi mortale [ho iniziato a dire le prime parolacce alla fine delle medie], etc etc ).
In tutto ciò si intercala il mio modo di essere, il mio carattere (la curiosità intrinseca a 360°, il mettere in discussione per capire, il non volere imporre il proprio modo di vedere ma comunque il voler sempre discutere [nell'accezione buona del termine], il prendere tutto o quasi con le pinze, etc) e i miei studi (uno fra tutti le biotecnologie mediche).
Ora, la mia posizione si scinde in due: personale e "pubblica". Personale, cioè quello che io (singolo individuo) farei, segue il credo cattolico per cui l'embrione è vita e di conseguenza non abortirei (da tener conto che sono parole di una che comunque non si è fin ora mai trovata nella situazione di dover scegliere, cioè sono in una posizione "difettiva"). Pubblica, cioè quella che seguo quale persona facente parte di una società, ha di base l'opinione che siamo un mondo pluralista, bisogna quindi trovare un compromesso per cui vengano rispettate anche posizione (e situazioni) differenti dalla mia: come posso imporre io a un'altra ragazza vittima di stupro (per esempio) di non abortire?
So che questo fa di me una persona ambigua o comunque non lineare, ma personalmente trovo poco ragionevole chi si chiude a riccio nel proprio pensiero e non si rende conto che non esiste il proprio micromondo esperienziale. Dicendo questo mi rendo conto del fatto che come persona cattolica dovrei difendere a spada tratta e in qualsiasi luogo il pensiero della Chiesa, ma come semplice persona non riesco a non aver dubbi, su questo argomento come su altri difesi dalla Chiesa (provate a spiegarmi senza frasi fatte gli atti impuri del sesto comandamento e come si possa star bene con se stessi se si ignora che abbiamo degli impulsi fisici, non essendo fatti di solo spirito [aggiungerei per fortuna]). Ancor di più come donna, intuisco che non è certo una scelta che si prende così facilmente ed ha comunque conseguenze a livello psichico, più che fisico, notevoli (spero, forse vanamente, che prima o poi nelle encicliche si parli semplicemente della donna in quanto tale e non ristretta nella visione di moglie e/o di madre). Concludo dicendo che una legge che regolamenti l'aborto (e non che lo renda un diritto di libertà o di privacy, come alcuni pensano) non impone certo a me di abortire se lo trovo sbagliato, allo stesso tempo tiene conto di posizioni e situazioni differenti, che in uno Stato credo sia una delle priorità.

What I would give to be there...


Mi basterebbe perdere lo sguardo nel mio mare per sentirmi rinascere dentro...

26 maggio 2008

Just Jack - Citazione

Sometimes it feels like I’m looking through a pain of glass
I can see your mouth move but can’t hear the words

Ennesimo incomodo

Quando il resto del mondo, anzi del micromondo in cui stai si organizza e non si preoccupa che esisti anche tu...ennesimo incomodo, dire terzo non sarebbe corretto. E' la mia sensazione in questo momento e il fatto che non sia così nuova qui, nella mia "classe", mi rende simile al cielo che ora c'è a Milano: inespressivo. Da un po' di anni, esattamente dal quarto liceo sono cambiata a tal punto da esser incapace di sentirmi completamente parte di un gruppo, forse non ho la costanza o forse mi sembrano dei binari troppi limitati o limitativi, preferisco saltellare qua e la', esser più simile a un jolly che ha un carta di un determinato seme. Credo che sia questa al base della situazione di ennesimo incomodo, ora come è capitato in passato. Solo "colpa" mia? Non credo proprio ma comunque non ho voglia di capire altri perché, ormai sono alla fine del triennio, preferisco guardare oltre.

25 maggio 2008

Sceme più sceme

Eccoci qui, sceme più sceme, a fare casino sul regionale Milano Centrale -Torino Porta Nuova, andata e ritorno. Dopo il nostro allenatore, dovrei esser la più grande...ma, come età mentale, non ci metterei la mano sul fuoco: sono riuscita a farmi cazziare dal controllore (donna ovviamente) per aver messo i piedi ai lati del sedile di fronte a me. Ma che ci posso fare se io seduta in modo normale non ci so stare? Cosa scrivere in realtà non lo so. Al di là degli screzi e degli scazzi, come potrei non volere bene a queste ragazze e al rinco del nostro allenatore (scherzo Matte, lo sai...)?

Non sono la mia squadra, cioè quella con cui sono cresciuta nei miei anni liceali, quella che non avrei mai lasciato se non mi fossi dovuta trasferire dall'altro capo dell'Italia all'inseguimento di un sogno. Però è l'unica squadra con cui giocherei qui e mi dispiacerebbe se l'anno prossimo non fossimo più tutte insieme; ora come ora preferisco non pensarci.

Scrivere

La mia voglia di scrivere non può esser collegata a te, no è qualcosa di estremamente personale per aver un qualsiasi legame con un'altra persona. Lo scrivere è il mio ego che scoppia e implode, una fissione e fusione che avviene contemporaneamente, la caduta nel pozzo senza fondo dei miei pensieri e delle miei emozioni,... è tutto ciò che nascondo gelosamente da 21 anni, aspettando, allo stesso tempo, che qualcuno lo scopra. E' uno di quei momenti in cui spero sia sufficiente uno sguardo per capirmi, ma già so che così non sarà.

23 maggio 2008

Vocina

Lele Corvi

Ps Clicca sull'immagine per ingrandirla

22 maggio 2008

Sogno

Stanotte ho sognato di baciare un ragazzo, ne sono sicura, mi è rimasta la sensazione forte addosso ma...cappero...non ricordo chi!

Segni particolari

Fin ora ho trovato veramente poche persone che fanno lo stesso e, praticamente nessuno al mio livello, ancora. Sto parlando di qualcosa del mio corpo ma decisamente si tratta di qualcosa di non così convenzionale, una piccola follia nata in secondo liceo: si tratta di piercing.

   
Ebbene sì, ho la propensione ad aumentare il numero di piercing lasciando invariato il numero di buchi: attualmente sono a quota 12 ma spero a breve di aggiungerne uno o due.
Sto sbadigliando alla grande, meglio andare a nanna.

21 maggio 2008

-9 giorni

-9 giorni al tuo compleanno, lo ricordi ora su msn. Sai cosa è strano, che ancora non ci avevo pensato. E io cosa faccio tra 9 giorni? Anzi tra qualche minuto saranno 8. Allora Mattia cosa devo fare? Faccio domande a cui non mi puoi rispondere, in fin dei conti neanche ci calcoliamo, come sempre dal 2005, alla fine di ogni estate. Vedo il tuo contatto, ti vedo felice e sono contenta, non posso non volerti bene perché io sono così, non mi interessa quello che c'è nelle altre persone, quello che sento è sempre a prescindere. Quello che cambia è che sei sempre più il passato, forse lo sei già del tutto ma devo aspettare questa estate per poterlo confermare, per poter chiudere una parte della mia vita. Cosa ti devo? L'aver capito che non si può sempre giocare, e impararlo da te fa un po' sorridere; l'aver sfiorato il cielo con la semplicità che abbatte i muri; l'aver sentito quanto fa male il confronto con quello che si prova e con i tuoi silenzi. Non so se è merito del caso o del destino o di nessuno dei due, ma sei "spuntato" tra la fine del liceo e l'inizio dell'università, sei stato come una porta che mi ha costretto a cambiare almeno un po'. Mi vengono in mente i tavoli da ping-pong e le nostre firme, l'ultima volta che sono passata ancora si intravedevano e sorrido ora pensando a quelle piccole cose in cui sei stato il "primo". Sono quei ricordi che non si possono cancellare, il loop ippocampale ha girato così tante volte che sono indelebili. Quello che mi fa sorridere, di me stessa e di tutto ciò, è che non sei riuscito a scalfire il mio peggior difetto: non sai niente di tutto ciò, non sei quasi mai andato oltre quello che mostravo di me, noi hai mai forzato i miei occhi, forse ci hai provato ma ti sei arreso e alla fine neanche più ti interessava. Credo che tu ricordi ancora bene la data del mio compleanno, sarei curiosa di sapere se hai letto il mio space e non ti sei fatto sentire o semplicemente è passato come se niente fosse; anche per questo non ho ancora trovato una risposta, il Mattia che conosco da un po' di mesi è soltanto una comparsa estemporanea, una delle tante di cui faccio a meno tranquillamente nella mia vita. Dovrei far finta di dimenticare o ti faccio comunque gli auguri? Alla fine, come sempre, sceglierò quello che mi passa per la testa all'ultimo momento.

Questo è il mio carattere.

Smetto di aspettare, forse ho poca costanza, forse no ma questo è il mio carattere. A dicembre sul mio vecchio space ho scritto che non so stare dietro le persone a tempo indefinito, dopo un po' passo oltre. Questo tempo è variabile, dipende dal periodo che sto passando, dipende dalla mia razionalità e quanto riesce a prevalere sugli altri mie aspetti. Mi dispiace per quello che mi diceva e, in parte, tenta ancora di dirmi una parte di me, mi dispiace perché si era accesa una spia istintiva che spesso è silente, per il senso di auto-illusione, preventivato ma non per questo piacevole. Il mio mondo gira ancora a 360°, l'interesse che ho per te non basta a fermarlo e le attenzioni poste da altre 2 persone mi spingono ancora di più a andare avanti. Non è una tua colpa, non ti ho chiesto niente di esplicito; non riesco a interpretarla neanche come una mia mancanza perché io sono questa, lo ero prima, lo sono tuttora e nell'esser me stessa non esiste il sbagliato e il giusto. Come scrisse una volta Mattia: Si sempre te stesso, nessuno potrà dirti di farlo nel modo sbagliato.

20 maggio 2008

Rimango ferma nei miei silenzi

Appunti, esami, tesi...ho la paura matta di non farcela, sono sicura che mi sto impegnando troppo poco e vorrei aver più testa che invece non ho. Poi pallanuoto, allenamenti, discussioni interne alla squadra, discussioni con l'allenatore. Ieri dopo mezzora di allenamento sono uscita dall'acqua e me ne sono andata, in 8 anni di pallanuoto è la prima volta che mi comporto così; so di aver sbagliato perché non è un comportamento da tenere, non ci sono giustificazioni, ma il nervosismo dentro di me stava per straripare e non riuscivo più a star lì. Non mi piace andare a dire in giro che non ce la faccio, non riesco a parlarne come se niente fosse, ogni parola è come un pugno alla bocca dello stomaco; rimango ferma nei miei silenzi, nei miei sguardi. La cosa realmente peggiore è che sono questi momenti in cui tocco veramente con mano quanto qui sono sola.

19 maggio 2008

Perché?

Perché devo stare così? Ci sono momenti in cui vorrei veramente essere diversa.

17 maggio 2008

Sarà sempre la mia passione

Forza. Ecco cosa mi da' la pallanuoto: una straordinaria forza, non semplicemente fisica ma parte dalla mia mente, dalla mia anima e pervade tutto il corpo. E' come sentirsi il sole dentro, una gioia intima che esplode nell'acqua, catalizzata dalla pallanuoto. E' la voglia di fare, di continuare, di superare se stessi, di dire no a qualsiasi tipo di blocco. Chiude la mia mente a ogni pensiero, a ogni dubbio, a ogni scazzo, tramuta tutto, anche questo mio esser così. Per questo amo questo sport, per questo sarà sempre la mia passione. Da martedì mi sono allenata come non credevo di fare più, togliendo fuori tutto quello che potevo. Ora c'è la partita, ora devo confermare tutto ciò, ora ci devo credere veramente. Poco importa se la mia mente ora vola altrove, troverò in acqua la forza anche per questo momento.

16 maggio 2008

Intrattabile

Odio essere così, non so neanche definirlo bene ma è qualcosa di intrinseco nel mio carattere che fa si che ci siano momenti di totale scazzo, a volte non capisco neanche il motivo. Ora lo conosco ma è stupido, è estremamente stupido e io non voglio stare così, non mi posso fermare né voglio aspettare che il giorno passi per vedere come è quello dopo. Sono intrattabile e non è giusto per chi, in un modo o nell'altro, mi è vicino; questo mi fa ancora più male.

Perdermi nei miei pensieri...

Perdermi nei miei pensieri non è poi così strano, è una cosa che mi contraddistingue da sempre. Quello che cambia sono i pensieri. E' il flusso di ioni e mediatori chimici che attraversa alcune aree del mio cervello, come ora che sto scrivendo. E' questa biologia impalpabile, fine, ignota che mi porta a sognare in pieno giorno, a volare come Icaro con la paura di avvicinarmi troppo al sole dei timori e delle incertezze. Cosa trovo nei miei pensieri? Trovo bolle di sapone che rischiano di scoppiare, trovo sogni belli che non so come realizzare, trovo la voglia di qualcosa che mi sconvolga, mi scompagini, mi confonda.
Marti teme che sia come 3 anni con Mattia, non me lo ha detto apertamente ma so che è la prima cosa che le è venuta in mente, lei che è stata una delle poche a sentire i miei alti e bassi, la mia gioia e quel profondo dolore. Sentirmi così impantanata, così impallata la porta a esser cauta e non posso darle torto perché non so dimenticare; avvicinarsi così tanto all'esser innamorati per poi esser ributtati nel buio del silenzio è una cosa che non si può dimenticare. No, non sarà come allora, comunque vada, non lo sarà. "Quello che non uccide, fortifica" e io sono riuscita a rialzarmi, perdendo molto di quella che ero prima, cambiando a forza.

Snowflake

Ma ti sembra giusto che io non riesca a concentrarmi? Te ne rendi conto? Certo che no, neanche lo sai. Il problema è che sei come me, è difficile interpretare cosa ti passa per la testa, per cui posso solo sperare. Se penso a come sto scrivendo quasi non mi riconosco, non sono io così o, almeno, non sono la solita Ste. Sono andata a riaprire la cartella dei snowflakes, dove sono conservate tutte le immagini che ho raggruppato per la presentazione di inglese. Tra tutte ho scelto questa, una delle mie preferite. Non è bellissima? Ed è semplicemente natura, è il mattoncino più piccolo di quello che ti piace tanto, di quella neve che accende la gioia umana a tutte le età. E' una stella di acqua che si posa sulla terra.


Sai
nascono così
fiabe che vorrei
dentro tutti i sogni miei
e le racconterò
per volare in paradisi che non ho

15 maggio 2008

Semplicemente...

...mi piaci.

Attesa

Il pensiero, forse irrazionale, di avere poche speranze, di trovarmi di fronte a qualcosa che alla fine non si svilupperà, è come una tenaglia che stringe il mio cervello emotivo. E' come se fosse troppo e per questo non realizzabile, come se tu fossi troppo... Ma come posso dirlo se non ti ho ancora visto? Pensieri stupidi, paure inconsistenti che si insinuano nel mio aspettare. Ho letto il tuo ultimo blog, come gli altri mi è piaciuto, mi ha fatto sorridere per il tuo modo di porre le cose e per l'autoironia, ma allo stesso tempo mi sono sentita così lontana dal tuo mondo che mi sembra impossibile avvicinarmi. Forse mi sbaglio, non lo so. E' che mi sembra stupido anche lasciarti un commento, mi sentirei di troppo. Funzionano in modo strano le mie sinapsi e più che ritrovarle, studio il modo per capirle.

14 maggio 2008

Morale e cultura

Appena finita la lezione di bioetica e sono, non so come dire...mentalmente svuotata. Definirla lezione non è esatto, è più simile a un forum con un moderatore (la professoressa) che ci da input, ci corregge, ci pone domande, ci da' punti di vista. per me è quasi impossibile prendere appunti perchè capire il confine tra la strada principale (ossia il programma del corso) e quelle secondarie imboccate in seguito a domande, aneddoti o altro, è veramente difficile. L'argomento odierno era lo Statuto dell'embrione, anzi è l'argomento che tentiamo di approcciare dalla scorsa lezione ma nuovamente si è terminato parlando di altri argomenti, altrettanto interessanti. Quello di oggi è nato parlando del relativismo etico, o meglio sulla possibilità che io, persona appartenente a una data cultura, giudichi immorale e influenzi la cultura di altre persone e le azioni che derivano da essa (trovare parole giuste per ciò che scrivo non è facile, ci provo ma allo stesso tempo è da prendere con le pinze); da qui si possono vedere due posizioni: chi crede non si possa fare ciò se per l'altra cultura l'azione è morale (cioè positiva), per quanto possa esser immorale secondo la propria e chi crede che così facendo si ricada nel relativismo etico di fronte azioni che, pur essendo morali secondo quella cultura, vadano a ledere la persona (e quindi immorali). Porto l'esempio fatto in classe dalla professore (su cui abbiamo discusso, per quanto in modo non esaustivo, durante la lezione) evitando di riportare tutto quanto (anche per motivi di tempo). Si tratta dell'infibulazione, in alcune culture (che non corrispondono a una specifica religione) è praticata e ritenuta morale (al punto di difenderla strenuamente), in altre quale quella a cui appartengo la sola parola fa inorridire. Sembrerebbe dunque ovvio, dal punto di vista della mia cultura, impedire e sanzionare questa pratica (come regolato da una legge approvata nel gennaio 2006) ma quanto possiamo essere sicuri che questa strada adotta sia quella giusta? quanto la nostra cultura possa invadere, senza se e senza ma, un'altra cultura? La prima obiezione/risposta a questa ultima domanda è l'atto stesso di mutilazione genitale e quello che consegue nella vita di quelle donne, ma non risolve completamente la questione. Infatti, in una convention di donne filosofe tenuta anni fa (tra cui donne su cui era stata praticata l'infibulazione), uscirono fuori ulteriori questioni poste dalle stesse. Prima di riprendere queste questioni aggiungo che nelle culture in questione l'essere infibulate è necessario per essere accettate all'interno della "società" stessa, quindi per avere in futuro una famiglia, un po' alla stregua del battesimo, atto necessario per rientrare nella "società" cristiana (per quanto ripento che l'infibulazione non è legata ad alcuna religione ma è un fatto culturale). Si tratta quindi di un rituale che ha in se dei significati che vanno al di là del controllo dell'attività sessuale della donna, in cui non mi addentro in quanto ignorante in materia. Comunque quello che obiettarono alle donne occidentali fu:
- se per voi è più importante l'integrità del corpo, per noi è importante l'esser accettate dentro la società e quindi avere la possibilità di avere una famiglia e un futuro.
- se voi praticate chirurgia estetica per essere accettate dalla società in cui siete, cosa impedisce noi di esser infibulate?
Si tratta quindi anche di essere accettate, qualcosa comune a tante donne, per non dire a tutte. Per quanto macabro, è assimilabile a un canone estetico non poi così lontano da quello ricercato da chi ricorre al silicone al seno, alla liposuzione estetica, etc (per cui ricordo che alcune donne sono rimaste deturpate per sempre e altre sono morte). Siamo quindi veramente in grado di dare un giudizio di immoralità?
La realtà dei fatti è che la legge vigente non risolverà il problema legato all'infibulazione, un approccio più proficuo sarebbe stato quello di cercare un dialogo con la cultura (quindi non con i singoli casi) a cui far notare quello che comporta come mortalità e problemi successivi tale pratica e magari trovare un "compromesso" qualcosa che mantenga il rituale ma elimini il danno fisico-psichico. A proposito cito la proposta fatta nel 2004 da Omar Abdulkadir di un "rito alternativo" ossia una piccola puntura di spillo sulla clitoride della bambine, sotto anestesia e completamente innocuo ma che mantenesse il significato rituale. Allora la proposto accese il dibattito e soprattutto i pareri contrari che diventarono presto una bufera. Allora sorge la mia domanda provocatoria: possiamo noi impedire effettivamente alla Chiesa Cristiana il battesimo? Allo stesso modo possiamo togliere a queste culture il senso di questo rituale?

13 maggio 2008

A ruota libera

Voglio scrivere a ruota libera, senza rileggere, senza far caso ai collegamenti, senza pensare che tipo di parole possono uscire; semplicemente scrivere perchè ora che ho re-iniziato è dura non farlo, non fa per me. E' strana, quasi assurda questa necessità di metter nero su bianco i pensieri, di lasciare una traccia che duri di più delle sinapsi, come se fin quando non mettiamo le parole una dopo l'altra non crediamo ai nostri stessi pensieri, alle sensazioni. Da piccola ho sempre odiato scrivere, ora non riconosco un motivo preciso ma l'odio è iniziato alle elementari e durato fino al liceo. Il tema di italiano era ciò che meno mi piaceva della scuola, fondamentalmente mi reputavo una che non riusciva a esprimersi bene, in un certo senso una che non sapeva scrivere. Poi è iniziata la folle passione per il libri, le ore passate a divorarli fino a diventare una nottambula senza più speranza: prima buona parte dei libri presenti dentro casa, poi i sabato dopo scuola alla Domus Luce e successivamente alla Mondadori. Quando si dice amore a prima vista, per me i libri lo sono, non so dare un preciso motivo e sono l'unica cosa di cui sono gelosa. Il leggere ha acceso in me la voglia di scrivere, dandomi anche nuove espressioni, nuove parole, nuovi ritmi...è come se avessi imparato a scrivere leggendo. Gli ultimi due anni del liceo sono stati i più belli in campo saggi brevi alias compiti di italiano, concludendo con mio primo e unico 9 nel saggio breve sulla Calabria. Non è tanto il voto che lo rende speciale, ma come lo ho vissuto, come mi sono messa a scrivere di botto, quasi senza una scaletta degli argomenti, come se avessi già tutto dentro e non aspettasse altro che uscire fuori. Inconsciamente mi resi conto che per me era più facile parlare scrivendo che non a voce, perchè in fondo la scrittura è razionale, se non si è bravi è difficile notare emozioni e sensazioni...mentre la voce tradisce, così come lo sguardo e i gesti. Durante il secondo e il terzo liceo io e altre 4 compagne di classe (chiamate anche Campidoglio) creammo il Quaderno, l'oggetto più desiderato da tutti gli altri componenti della classe, specie i ragazzi, ma severamente proibito. Si tratta di un quadernetto utilizzato per scrivere a mo' di dialogo (non potendo chiacchierare durante lezione per ovvi motivi) , botta e risposta, parlando di tutto, ma veramente di tutto. Le utilizzatrici maggiori eravamo io e Gilda, prese dalle nostre disquisizioni sui ragazzi che piacevano a lei e sulle varie cazzate mie. Alle porte del quarto liceo io cambiai molto, e in parte anche loro, piano piano il Quaderno venne sempre meno utilizzato. Ora sono con me a Milano, per ovvi motivi non potevo lasciarli dove qualcuno potesse leggerli, specialmente i miei genitori. Un altro quaderno, ma decisamente diverso, nacque alla fine del quinto liceo: era una sorta di diario scritto non per me ma per Martina con cui avevo stretto un'amicizia particolarmente importante in quel periodo e tuttora una delle amicizie più importanti che ho, qualcuno la definirebbe una "migliore amica", in realtà non mi piace come definizione, per me l'amicizia è il rapporto che ho con persone quali Martina e Tere (ma non solo loro), il resto è qualcosa che definire amicizia è difficile. Comunque sia diedi io inizio a queste serie di quaderni, in tutto 3 se non sbaglio, cercando di scrivere quello che a voce non dicevo perchè mi dimenticavo o non ci riuscivo. Non ricordo tutto ciò che ho scritto, solo alcune pagine, ma ricordo bene quanto più andava avanti il quaderno, tanto più era difficile parlare a quattrocchi. Non mi pento di aver scritto quei quaderni, in un certo senso era un dono che facevo volentieri. L'ultimo si concluse scrivendo che in qualsiasi caso le avrei voluto bene: era l'inizio di un periodo che ha provocato uno strappo profondo nella nostra amicizia ma che allo stesso tempo ha permesso di maturare. Ora a volte mi mancano quei mesi finali del mio quinto liceo, quella amicizia esplosa in poco tempo, ma guardandomi mi rendo conto che non posso far parte del mio presente, non come sono ora. Uno step successivo nel mio personale cammino nella scrittura (non intesa come stesura di opere, ma come utilizzo a fini personali di questa facoltà) è stato il mio blog su msn space, iniziato a gennaio del 2006. In quello spazio virtuale sono stata sempre incapace di scrivere tanto per, ma seguivo una sorta di ispirazione data da quello che provavo e tradotta in uno stile di scrittura per lo più contorto, frammentato, metaforico e indiretto. Le ultime mie parole le ho scritte il giorno del mio ventunesimo compleanno, dopo a parlare sono state e sono foto. Perchè zittire uno spazio che andava avanti da 2 anni? Perchè c'erano cose di quel luogo che cominciavo a non sopportare, commenti buttati a caso e soprattutto mi ero seccata di dover scriver in modo tale che non si capisse. Conclusi comunque in bellezza, con uno dei post più sentiti da me.
Non ho dato un'immagine immacolata della scrittura, allora perchè sono qui a scrivere? Per svitare un po' la valvola a pressione che compone la mia testa. Mi si chiudono gli occhi, è l'1 e 40 e appena ora quelli sopra hanno smesso di fare casino. Meglio dormire.

Mitosis

Scrivo ora visto che ieri sera, anzi più che altro ieri notte, ero incapace di farlo a causa del sonno. Comunque in preda alla sete e al nulla fare (se non chiacchierare tramite msn), ho preso in mano una buona sana dissetante Ceres Strong Ale fredda (finora la mia doppio malto in bottiglia preferita). Conosco abbastanza bene gli effetti dell'alcol sulla membrana plasmatica e quindi sull'impulso nervoso, ma ancora meglio so che una birra più che un po di brio a me non da niente. Perchè scrivo questo? Perchè nella fase REM della notte passata mi sono sognata (e tuttora ricordo) me, mio fratello e i miei nonni, cosa che praticamente non succede mai; soprattutto non avevo avuto nelle ore precedenti stimoli che abbiano potuto coinvolgere i mie strati emotivi a tal punto da provocarmi la loro apparizione nel sogno (soprattutto di mio fratello). Comunque sia, effetto della birra o meno, il sogno mi è rimasto ben impresso in mente (e stamattina mi sono alzata rinco, cosa che però è abituale ultimamente). Non ho voglia di raccontare il sogno, cerco un po' di metabolizzarlo prima, ma i miei nonni erano esattamente come sono nella realtà, forse qualche anno in meno rispetto a ora. Il che non è neanche così strano visto che da quasi 3 anni a questa parte li vedo poche volte l'anno mentre durante al liceo passavo da casa loro ogni giorno o quasi. E' retorico dire che mi manca quel tipo di vita familiare, per quanto non rimpiango le mie scelte, anzi giorno dopo giorno mi rendo conto che è questo che mi sto costruendo è il mio percorso...ma....rimane sempre un "ma" in sospeso, l'altra faccia della medaglia di ogni scelta. Rimane la sensazione di veder le cose cambiare senza poterle vivere, senza poter esser lì. Tutto nella vita non si può avere, tentare di far finire in pari il bilancio è il massimo che personalmente riesco a fare.
Tornando invece a ieri pomeriggio, sono andata ad Alembic e, per quanto lo staining del vetrino non fosse il massimo, il risultato mi ha esaltato.
Ecco le foto: in rosso il citoscheletro actinico, in blu il genoma organizzato in cromatina o in cromosomi e in verde una proteina riconosciuta dall'anticorpo da me utilizzato che ignoro quale sia.In alto a destra una cellula durante la metafasa mentre organizza il fuso mitotico, in basso a sinistra una cellula in anafase dove le coppie di cromatidi si allontano.
In basso a destra un altra cellula in metafase mentre in altro a sinistra la fase finale della mitosi con la citodieresi (da cui la formazione di due cellule figlie). Non è figo?

12 maggio 2008

Chronic pain e bilancio d'esercizio

Prime due lezione della settimana sono andate. La prima sullo sviluppo dei farmaci, portando l'esempio del dolore cronico; di certo dopo quelle due ore posso confermare la componente emotiva di questa patologia: mentre il professore elencava e, in parte, spiegava le classi di Chronic pain ho iniziato a sentire un leggero dolore la mio caro ginocchio sinistro, ormai silente da mesi (e spero continui a rimanere tale). In seguito quella sul bilancio d'esercizio (Economia aziendale) distruttiva per le mie capacità intellettive, soprattutto mi ha dato misura della mia ignoranza in questa materia (che fra me e me speravo rimanesse, ma a quanto pare il mio futuro mi obbliga a colmarla, almeno in parte).
Adesso pausa pranzo, ampiamente saltata per fare altro, e dopo quello che più mi interessa: andare da Cesare per acquisire le immagini di alcuni vetrini. Uno dei motivi di tanto interesse è che la microscopia a fluorescenza, specie il confocale, mi esalta; un altro motivo, beh, sicuramente la bella presenza (e con questo chiudo).

11 maggio 2008

Glinting eyes

Probabilmente devo avere gli occhi che luccicano tipo...non so neanche io cosa, mi viene in mente l'attuale sirena in dotazione alla polizia, quella che vedi, in qualche modo, già a chilometri. Mi sento una bambina a cui hanno appena regalato quello che ai suoi occhi è la cosa più bella che ci possa essere al momento. Certo che in questi momenti divento tutta scema! Regredisco ai primi stadi dell'adolescenza.
Per come sta andando il discorso si prospetta giovedì pomeriggio..infatti è per giovedì. Non so che scrivere, che pensare, ho la mente a folle. Forse è meglio così, meglio non farsi troppe idee anche se sei tu, Simone, e se ormai ci siamo dette anche troppe cose. Purtroppo sono abituata a metter sempre un po' le mani avanti, è più forte di me.
Comunque sia Tere ti ringrazio, mi hai fatto un po' girare le scatole e idem io a te, ma ne valsa la pena, a prescindere di come andrà.

E mi trovo a pensare che forse non fa più per me

Non ci sono molte parole da scrivere, non ci sonno giustificazioni quando si entra in acqua e non si gioca, perché questo ho fatto, questo faccio dall'inizio del campionato. Non sono io quella persona con la calottina 5, non sono la Ste che litigava, gridava, piangeva pur di continuare a giocare, pur di smazzarsi per 4 pomeriggi a settimana, nonostante la scuola, nonostante i miei, nonostante tutto. Dove è finita la botta di adrenalina che mi dava la carica nel pre-partita? Dove è finita la forza mentale che mi diceva "Tu ce la puoi fare!"? Non lo so, semplicemente non lo so cosa mi manca e mi dispiace, mi dispiace molto perché sto deludendo tanti e, soprattutto, sto deludendo me stessa, sto deludendo la mia passione. E mi trovo a pensare che forse non fa più per me, ma poi mi dico "Ma che cappero pensi? hai lottato contro tutti ora non riesci a lottare contro questa parte di te? Vuoi buttare già la spugna?"
Domani allenamento, domani discussione se questa è una squadra o se ci stiamo solo prendendo in giro, già domani.

...eppure neanche ti conosco

Mi chiedo da sola perchè, per quale strano motivo mi sembri così diverso e affine. Non ho visto ancora i tuoi occhi ma mi sembra già di conoscerli, non conosco i tuoi dubbi ma in parte li percepisco, non so cosa vuoi ma spero non sia una bolla di sapone. Mi lasci scrivere nei messaggi parole su parole come non ho mai fatto e continui a leggerle, mi lasci in sospeso quando tardi a rispondere per poi sorridere quando trovo un tuo messaggio. Mi hai incuriosito e forse non te ne sei neanche accorto. Mi hai portato a riscrivere dopo mesi di "allergia" ai blog (...sì perchè è per te che ora sto scrivendo) ma non ho il coraggio di dirtelo, non ho il coraggio di fare un passo nella tua direzione, anzi mi stupisco delle ultime parole che ti ho scritto (forse lo devo solo a Tere). Mi porti a pensare, a pensare troppo eppure neanche ti conosco.