31 marzo 2010

Se ti va comunque possiamo andare a prendere quella birra.

Io e Jo non ci vediamo dai primi di settembre. Dopo di allora ci siamo solo sentiti, tra alti e bassi. Io sono la sua strana amica e lui è il mio amico non ben definito. Siamo esattamente quella situazione indefinibile che prima ho evitato nei rapporti di amicizia (e che ancora evito, Jo a parte).
Parliamo tranquillamente di tutto o quasi, per questo so che lui frequenta varie ragazze. Per questo supponevo che non ci saremmo visti in questi giorni a Cosenza, per quanto ero stata io a dire Andiamoci a bere una birra. Anzi lo avevo detto credendo che rimanesse una cosa campata in aria. Se non fosse che oggi mi arriva su MSN Se ti va comunque possiamo andare a prendere quella birra. Si ricordava anche il fatto che spesso sono connessa ma rimango invisibile, un'abitudine che ho da quando sono all'università.
Se ti va comunque possiamo andare a prendere quella birra. Se ne è ricordato, allora ogni tanto non è così smemorato. E' lui a proporre. Nodo allo stomaco.
Se ti va comunque possiamo andare a prendere quella birra. Ma sarà la birra della sua laurea che non abbiamo mai preso o un'altra? Non lo so. Intanto la fame mi è passata, o meglio, non riesco ad avvicinarmi al tavolo, troppo stretto il nodo allo stomaco.
Se ti va comunque possiamo andare a prendere quella birra. Serata tranquilla nella parte più antica di Cosenza. Serata tranquilla, allora perché sento un maremoto nelle interiora?

Vorrei perdere i pensieri

Vorrei perdere i pensieri. Liberarli nel cielo. Lasciare che il vento li voli via. Disperderli nel cielo della notte.

30 marzo 2010

Sense of disappointment

E' brutto rendersi conto che dentro scorre una leggera vena di delusione e cerchi di combatterla perché non ti piace, perché non dovrebbe esserci, perché quando una cazzata riesce a provocare una ferita significa che qualcosa non va bene. Significa che qualcosa in me non va bene.
Vorrei che non fosse così e il fatto che io non abbia le palle (concedetemi il termine poco fine) per dirlo a chi dovrei aumenta solo il sapore aspro che ho in bocca.
Vorrei poter volare via da queste sensazioni.

(…) Indosso la maschera dell’indifferenza e via, si va avanti, tanto tutto passa. Razionalmente ho deciso che la delusione è un’auto-illusione finita male, che non bisogna aspettarsi mai niente. Ma va veramente meglio se non ci si aspetta mai niente?

Non ho il coraggio per dirlo, non riesco neanche a scrivertelo in un modo più diretto, immaginiamo usare la voce. Tanto prima o poi passa. Tanto non ne vale così la pena conoscere tutto di me.

Inutili

C'è qualcosa che faccia paura come l'essere inutili?

Kurt Cobain - Citazione

My generation's apathy. I'm disgusted with it. I'm disgusted with my own apathy too, for being spineless and not always standing up against racism, sexism and all those other -isms the counterculture has been whinning about for years.

29 marzo 2010

Oggi c'è il sole

E io ho voglia di volare, volare tra passato e futuro senza mai fermarmi, tra questa casa e il resto del mondo, tra quello che sento e tutto ciò che non dico.

Rileggere

Rileggere quello che scrivo mi prende e mi toglie via dalla dimensione del tempo. Così finisco sempre nel fare orari improponibili. Ho riletto le mail che ci siamo mandate io e Martina dal settembre 2006 al gennaio 2010. E' un po' come rivivere e questo mi fa capire quanto sia importante per me stessa scrivere di me. Non credo che riuscirei a vivere senza i miei ricordi e senza parole scritte i miei ricordi sarebbero troppo sfuocati.
Quello che un po' mi "dispiace" è che neanche dove scrivo solo per me riesco ad essere lineare e limpida, rimango sempre contorta e misteriosa, trasformando ciò che produce la mia testa.

28 marzo 2010

Cinica

Entrare in casa di mia nonna mi provoca una nausea immediata insieme alla pulsione di andar via il prima e il più lontano possibile. Quella che vedo, quella che sento, ha ben poco a che fare con mia nonna. Negli occhi, nelle parole, nei gesti non è rimasto niente, solo il fantasma di quello che era. E' un corpo con dentro qualcosa, intrappolato tra cellule neurali morenti.
Sono cinica, lo so. In questi momenti il mio cervello butta fuori il peggio di me e della mia razionalità, ma è quello che penso.

26 marzo 2010

Libro ad uno sconosciuto

Io non sono una persona particolarmente timida verso chi non conosco, ho un buona dose di faccia di bronzo. Eppure stasera, mentre camminano in piazza Duomo alla ricerca dello sconosciuto a cui regalare un libro, un po' il morso allo stomaco lo sentivo. Comunque Missione compiuta!, come leggo spesso nei post lasciati sulla bacheca di Leggere, leggere, leggere!. Il mio gesto non è frutto di un momento di follia, almeno non totalmente. Oggi è una giornata particolare, oggi si svolge l'iniziativa Regala un libro ad uno sconosciuto. Qualcosa di diverso, qualcosa che ha rotto, anche se solo per un momento, la barriera che si crea nei confronti di chi non si conosce, qualcosa che ha portato in mani nuove migliaia di libri.
Io ho regalato Say goodbye. Settimane fa ne ho parlato più di una volta di questo libro, non è l'unico che mi piace ma lo ho scelto perché volevo regalare qualcosa che facesse viaggiare e pensare allo stesso tempo. Sulla prima pagina bianca ho lasciato un commento per spiegare alla persona che avrebbe ricevuto quel libro il motivo del mio gesto. Temevo molto la diffidenza.
Non ci ho messo molto a scegliere la "vittima", un ragazzo con una sigaretta in mano che camminava a lato del Duomo. Ehi scusa, posso disturbarti è stato il mio modo di fermarlo. Poche parole, conosceva l'iniziativa ma era lo stesso molto sorpreso. Ma tu lo hai letto? mi ha chiesto. Stavo già camminando oltre, con il sorriso stampato in faccia, mi sono voltata Sì, è uno dei miei libri preferiti.
Non conosco il nome di questo ragazzo, lui saprà il mio appena letta la prima pagina bianca. A me basta il suo sorriso e il turbinio di emozioni che mi è rimasto dentro.

25 marzo 2010

Daniele Luttazzi - Citazione

A questo proposito c'è chi ha parlato di prostituzione intellettuale, ma c'è una bella differenza fra una prostituta e certi giornalisti: ci sono cose che una prostituta non fa.

"Come fai a dire che è un mascalzone?" Come faccio a dirlo? Per lo stesso motivo per cui, se incontro per la strada, di notte, un tizio sudaticcio con in mano un coltellaccio insanguinato, la prima cosa che penso non è "Tò, un cuoco!" .


Luttazzi sarebbe da citare tutto, dall'inizio alla fine. E per oggi il politically correct può anche andare a 'fanc**o.

Acqua stagnante

Ci sono momenti in cui penso che non riuscirò mai realmente ad uscire da questa pozzanghera di acqua stagnante che è la mia sfera emozionale. Ci vuole qualcosa che io non ho, almeno al momento, e non so cosa sia.

24 marzo 2010

Dal teorema delle reunion: il 99% falliscono in partenza

L'ultima volta che ho rivisto più o meno tutti i miei ex compagni di classe è stato per il mio ventesimo compleanno, poco più di 3 anni fa, e non ho un buon ricordo di quella serata (per vari motivi). Da allora niente. Sono tornata a Cosenza puntualmente per tutte le vacanze comandate, ho visto qualcuno sporadicamente ma di vederci quasi tutti nisba...ed eravamo 15 nella mia classe.
Poco fa mi è preso lo sghiribizzo e ho mandato un messaggio a quelli di cui avevo il contatto su facebook, chiedendo se per queste vacanze fosse possibile rivederci e se qualcuno, oltre a me, si impegnava nel diffondere la voce. La prima risposta è stata della serie Bellissimo, io ci sono giorno tot, se organizzate contatemi (trad. Che si sbattessero gli altri, io non ne ho voglia). Sarò pessimista ma non mi aspetto di meglio dagli altri.

21 marzo 2010

In un corpo senza carne

Avevo deciso di non comprare altri libri visto quanti ho comprato e non ho ancora avuto il tempo di leggere, ma a questo non ho resistito. Mi colpì l'intervista fatta alla scrittrice e protagonista della storia, quello di cui parlava, di come ne parlava. Mi colpì la razionale follia che traspariva dal racconto di quel periodo della sua vita, la decisione sistematica di distruggere se stessa.
Ho letto questo libro in poco più di tre giorni. Spesso leggere quello che descrive è un pugno nello stomaco. La prima metà del libro è un pugno nello stomaco, poi è un alternarsi di luci ed ombre, di vittorie e sconfitte. Il suo modo di scrivere non nasconde niente o quasi, arriva tutto in modo diretto, il dolore, la rabbia, l'autodistruzione. Mi sono accorta che la mia espressione del viso era spesso tirata ma non sarebbe potuto essere altrimenti, i libri mi piacciono perché riesco ad immergermi nelle parole con tutta me stessa, le sento mie. Martina ha detto che è da autolesionisti comprare e leggere In un corpo senza carne. Mi ha chiesto Ma perché lo fai se ti fa sentire così? Io a volte ne sento il bisogno, mi è stato impossibile resistere una volta che avevo il libro tra le mani. Ognuno di noi ha una componente che spinge a farsi "male". Io la ho di sicuro.
E' un libro da leggere ma non è una storia facile. Se lasci che le pagine ti prendano, ti trasporta nel mondo scuro della violenza sessuale e dell'anoressia, nella voglia di autodistruggersi. Ti fa vedere come nessuno è realmente al sicuro da quello che ora possiamo considerare follie, che non esiste una reale normalità, il confine è un sottile filo pronto a rompersi. Ed è inutile giudicare, sentirsi superiori, sentirsi intoccabili.
Forse questo libro mi serviva anche per capire, solo che non ho ancora afferrato cosa cercassi di capire.


Aghi

A volte le parole sono aghi che pungono e fanno uscire piccole gocce di sangue, piccole ferite che non si notano sebbene bruciano.
Poi ci sorridi su e tutto passa, o preferisci farlo passare. Aghi che pungeranno ne incontrerò sempre, ma un giorno senza sorriso è un giorno perso e io di giorni non ne voglio perdere.

20 marzo 2010

Il peso dei pensieri

Avevo in mente questo post ieri sera, adesso non so quanto io sia capace di ricostruire i pensieri che lo componevano, forse alcuni li ho anche persi.
Ogni tanto provo a spiegare a quelle poche persone con cui parlo che significa per me raccontare quello che ho in testa, cerco di farmi capire ma non è mai così semplice. I pensieri per me corrispondono a pesi, in tutti i sensi che quest'ultima parola può prendere. Durante i primi anni del liceo ero la classica confidente di tutti, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa passasse per la mente agli altri. La mia era una scelta sistematica, il peso dei pensieri altrui schiacciava i miei e io così evitavo di pensare. Da allora, o forse anche da prima, ho collegato alla parola pensiero la parola peso, come se ogni pensiero sia una sorta di sasso. Parlando con una mia amica di Milano su MSN scrissi questa sorta di flow chart
farsi conoscere significa raccontare ->; raccontare significa passare pensieri ->; pensieri significa passare emozioni ->; passare emozioni significa condividerne il peso ->; condividerne il peso significa appesantire qualcuno ->; i "massi" troppo pesanti ci pensi due volte prima di condividerli
So che può sembrare contorto, anzi è contorto, ma questo è il mio modo di vedere.
Pur pensandola così, io ho il bisogno di parlare, di raccontare, di toglier fuori parte del peso dei pensieri. E' alla base del motivo per cui alla lunga non riesco a tenere tutto per me, del motivo per cui ho creato un nuovo spazio dove scrivere, questo blog, dopo aver odiato quello vecchio. Martina mi ha chiesto come faccio a parlare di me in un posto dove teoricamente chiunque può leggere ciò che racconto. La mia risposta è stata E' liberatorio. Parlare con persone che siano reali o virtuali mi da un senso di liberazione misto a libertà; libertà da me stessa soprattutto.
Solo che, come scrissi a quella mia amica, i massi troppo pesanti non riesco a liberarli, dal mio punto di vista non è giusto per chi li ascolterebbe. Per me si tratta di un fatto di giustizia ed è la cosa che nessuno riesce realmente a capire.

19 marzo 2010

Nonna Elena - Citazione

Se uno fa sempre quello che dicono gli altri, non vale la pena di vivere.

Questa citazione la devo a Martina. Il film Mine vaganti sono andata a vederlo ieri sera, avevo bisogno di un film leggero, anche se questo, in realtà, lo è solo in apparenza.

15 marzo 2010

Altro

Un altro giorno, un altro mese, un altro anno, un altro momento, un'altra città, un altro paese, un altro mondo, un altro viaggio, un altro volo, un'altra emozione, un altro cuore, un'altra testa. Qualsiasi cosa, basta che sia altro.

13 marzo 2010

Sono io?

Ogni tanto rileggo quello che ho scritto, mi guardo a distanza di giorni/mesi/anni e mi chiedo Sono io?

8 marzo 2010

Pensiero futile e poco idoneo

Sull'ANSA è riportata la notizia della morte della seconda donna più anziana al mondo, Mary Josephine Ray, quando le mancavano un paio di mesi a compiere 115. Ho pensato Cavolo sarebbe bello poter vivere 115 anni, vedrei l'inizio di un altro secolo. Però vedrei andare via anche tante persone a cui tengo. Mi sono ricordata il finale di Il miglio verde, il monologo del vecchio Paul Edgecomb in cui si "lamentava" (virgolettato appositamente, non mi viene un termine migliore) della sua strana longevità Tutti noi dobbiamo morire, non ci sono eccezioni, ma qualche volta, Dio mio, il miglio verde sembra così lungo.
So che può sembrare futile e magari poco idoneo come pensiero di una ragazza appena ventitreenne, ma ragionandoci ora, tra il razionale e l'irrazionale, non sono così sicura di voler vivere a lungo come Mary Josephine Ray. Se capiterà non starò certo a lamentarmi, ma, vista dalla prospettiva che ho ora, sinceramente no, non vorrei vivere così a lungo. Sono convinta che a terrorizzare le persone non è tanto la morte in se per se, quanto il perdere qualcuno e, allo stesso tempo, avere rimpianti. Forse generalizzo troppo, meglio dire che a terrorizzarmi non è la morte in se per se, ma il perdere qualcuno in modo definitivo, che sia dovuto a un fattore naturale (quale la morte, ma non solo) o a un fattore umano.
Ho in testa una metafora stupida. Dopo ferragosto iniziano le prime partenze dal mare, i primi partono che ci sono ancora tutti e non vorrebbero andarsene. Chi rimane non ha alcuna voglia di andare via perché c'è il mare, il sole, la vacanza. Man mano che si avvicina il 31 agosto gli amici che rimangono sono sempre meno. Finisce che si rimane in quei quattro gatti che si sono trovati a "dover" salutare tutti i partenti, con la baldoria dell'estate ormai quasi spenta. Si resta più che altro a chiacchierare e ricordare, il mare, il sole e la vacanza ancora ci sono ma hanno un altro sapore. I primi giorni di settembre sono ciò, villaggio quasi vuoto, 2 o 3 conoscenti rimasti, molto silenzio. Quanto finisce anche la tua vacanza l'ultima sensazione che rimane è questa.
Ecco, io non sono così sicura di voler "restare in vacanza" fino ai primi di settembre, quando delle persone che conosco non c'è quasi più nessuno.

Piccoli innocentemente sporchi segreti

Penso alle cose che evito di raccontare e di come cambierebbe l'idea che hanno di me a sapere solo parte di ciò. E sorrido.

6 marzo 2010

To be alone with you



Quanto tempo è passato...4 anni e mezzo. Per un momento si è stati just you and me, quella notte, poche ore. Sembra strano ricordarlo ora. Per un momento ho pensato di postare questo video su facebook, per poi dirmi due secondi dopo No Ste, decisamente no.
Ma tu ci pensi mai? Quanto si è stati assurdamente bene insieme, malgrado tutte le differenze? A volte anche una puntura di una zanzara può essere galeotta, a volte è così bello mandare a fanc**o il proprio cervello che chissenefrega del dopo, a volte vale la pena starci male da rimanere senza fiato se poi, anni dopo, continui a sorridere di quei momenti.

Fogli compromettenti

Da ricordare sempre: quando si decide di "chiacchierare" scrivendo su un foglio, non potendo parlare, bisogna sempre fare bene attenzione a che fine fa quel pezzo di carta. Soprattutto se l'argomento è decisamente personale.
Io ho appena passato 5 minuti di panico alla ricerca di un benedetto foglio quadrettato, utilizzato ieri pomeriggio da me e Tonia per parlare mentre eravamo in aula studio. Dopo aver spulciato tutti gli appunti che avevo con me, lo ho finalmente trovato e eliminato. I contenuti non riguardavano me, bensì Tonia, ma avrei "rischiato la vita" se fosse andato in mano ad altri.
Questa volta è finita bene, comunque la storia dei fogli&affini compromettenti che mi riguarda è abbastanza lunga, dato che, incurante dei rischi e incapace di aspettare, ho sempre adoperato carta e penna per parlare quando la voce non era consentita. Da pezzi di carta a fazzoletti per il naso, da fogli di quaderni a quaderni interi, dal banco ai libri dove si sta sottolineando mentre il prof spiega. Il rischio più grosso l'abbiamo corso io e una mia compagna di classe in secondo e terzo liceo, quando il nostro quadernetto era diventato l'oggetto più ambito dal resto della classe. Per fortuna non è mai finito in mani sbagliate, tuttora sarebbe troppo compromettente.

Spinoza.it - Citazione

Prime conseguenze del decreto: capodanno slitta al 4 gennaio.

Sospiro di sollievo anche per il Pd. Almeno non dovranno perdere da soli.

Piccoli pensieri post-decreto.

5 marzo 2010

Quando si dovrebbe pensare agli esami...

Ci sono persone che, solo sfiorando le tue fantasie, sono capaci di rilasciare nelle vene un misto tra eccitazione e paura. Allora hai lo stomaco chiuso, il cervello in panne e la bocca sorridente. E ti senti viva.

2 marzo 2010

Buongiorno mondo!

L'odore di caffè che si sprigiona dalla confezione [si chiama così?] appena aperta è qualcosa di estasiante per i miei neuroni.