28 giugno 2011

Il sesso è fame

Il sesso è fame. E' fame prima, quando non c'è e senti la sua assenza che ti mangia. E' fame durante, dei suoi baci, della sua pelle, del suo odore, del suo sapore, del suo e del tuo godimento. E' fame dopo, peggio della marijuana, ti prende mentre pen si, mentre l'adrenalina man mano fluisce, mentre hai ancora addosso odori e sapori e riprenderesti dall'inizio.

23 giugno 2011

Boccheggio

Boccheggio. Mi sforzo a trovare ancora un filo d'aria ma il più delle volte arriva qualcosa di simile un pugno alla bocca dello stomaco e boccheggio.
Nel totale periodo del cazzo che sto vivendo, mi impegno a tenere tutti i pezzi del pavimento uniti, a resistere alla sensazione di crollo irrimediabile, a pensare che, porca trota, prima o poi deve finire tutto questo. Cerco questa dannata via di uscita perché mi rifiuto di pensare che tutto finirà solo quando vado via da qui.

12 giugno 2011

Ciliegie

Sono decisamente la persona meno adatta a raccogliere le ciliegie. E' quello che pensavo mentre raccoglievo mangiavo, mangiavo e raccoglievo, insieme alla consapevolezza che forse non fa così bene mangiare tante ciliegie. Ma a questa consapevolezza ne è subentrata un'altra: meglio star male per aver mangiato troppe ciliegie che per altro.

Dopo una giornata al mare sento ancora l'odore salmastro sulla pelle. E la doccia può aspettare un altro po'.

10 giugno 2011

Senza fiato

Il cielo di Calabria mi lascia sempre senza fiato.

Senza titolo per questa volta

Ci sto pensando su da un po', ma la realtà è che, in poco più di due mesi di "lontananza" da questo spazio virtuale, è successo tutto e allo stesso tempo niente. Non ho alcuna voglia di parlare di questo periodo, alcune cose sono ormai da parte e rispolverarle sarebbe inutile, altre mi rendo conto che non riesco a parlarne (oltre che a viverle) in completa serenità.
Allora di cosa parlo? Non lo so. Come per due mesi l'idea di scrivere un post non l'ho mai avuta, così ora scrivo, anche se non so di cosa.
Vorrei urlare, un urlo liberatorio, da rimanere senza voce ma sentirsi leggera. Vorrei non controllarmi e lasciare la possibilità di sfogarmi, incazzarmi, litigare. Dire quello che mi passa per la testa, anche se dopo me ne pento. Vorrei non aver bisogno di altri. Vorrei non sentirmi sospesa nel nulla, in stand-by.
Torno in Calabria per votare al referendum e stacco per quattro giorni. Poi riparto da questi vorrei per smuovere realmente la situazione. Non so se sarà un terremoto, una tempesta o altro, ma è tempo perché ci sia qualcosa.